Della villa (villaggio non fortificato) di Cantone si ha notizia nello Statuto di Parrano del 1559, dove al Primo Libro é stabilito che venga eletto un uomo dimorante nella villa di Cantone, il quale avuto notizia dei danni arrecati da animali o da persone, ai raccolti, agli orti, alle vigne, di furti e ruberie, entro otto giorni dal fatto sia tenuto a denunciarli al podestà di Parrano per il più da praticarsi.
La chiesa , a navata unica con copertura lignea e con campaniletto a canna quadrata impostato sul presbiterio, è dedicata alla Presentazione al Tempio di Maria Santissima. Fu fatta riedificare nel 1920 dal commendator Giuseppe Florio, all’epoca proprietario del castello di Parrano, in sostituzione di quella fatiscente che era stata costruita dai Marescotti tra la fine del 1600 e gli inizio del 1700. Custodisce tre buone tele: quella sull’altare rappresenta la Madonna col Bambino (Madonna del Soccorso?) in gloria fra san Bàrnaba apostolo e san Nicola di Myra o di Bari e dovrebbe essere della fine del Seicento poiché la Madonna ed il Bambino sono tipici della pittura barocca di Pietro da Cortona (1596-1644); quella sulla parete destra rappresenta santa Giacinta Marescotti sul letto di morte, patrona delle famiglie Marescotti e Ruspoli, nonché protettrice degli emarginati; mentre l’altra sulla parete sinistra raffigura san Francesco di Paola mentre attraversa lo stretto di Messina sul suo mantello assieme a due discepoli. Queste due tele sono del tardo Settecento attribuibili ad un unico pittore di scuola romana che segue i principi formalistici ed accademici di Carlo Maratta (1625-1713). Le tre tele furono donate alla chiesa dai principi Marescotti.
Entrando, sulla sinistra, si trova un moderno fonte battesimale: una piccola vasca in travertino con la scritta:”Dono dei signori Brogelli e Toracchi – Anno MCMXXXV”. Gastone Brogelli da Firenze ed Evaristo Toracchi da Pistoia erano due commercianti di legname; probabilmente nel 1935, quando offrirono questo omaggio alla chiesa, si trovavano a Cantone per motivi di commercio.
Nel Settecento la chiesa aveva tre altari: il maggiore e due laterali.
I Marescotti, sotto il loro juspatronato, in questa chiesa avevano istituito la Cappellania di Santa Giacinta, dotandola di diversi beni immobili, la quale cessò di esistere nel 1884 con la morte di Don Augusto Marescotti, ultimo principe di Parrano.
[ Tratto da “Franco Milani / Parrano. Un castello dell’Umbria / ]
Il villaggio di Montelungo, le cui origini sono antichissime, fu sede di un importante piviere (pieve), uno dei tanti sparsi nel Contando Orvietano, le cui prime notizie certe risalgono all’inizio dell’anno Mille. Come é noto, la plebs cristiana sorse dove già era l’antico pagus romano (villaggio, borgo, borgata), di cui conservò la struttura e la circoscrizione. Guido Mengozzi, uno studioso sul tema, ha potuto dimostrare che la formazione della pieve era stata preparata dalla condizione giuridica equivalente del “pago”, a cui il nuovo centro religioso si sostituì, mantenendone l’ordinamento ed adottandone la maggior parte delle consuetudini liturgiche.
La chiesa fu edificata nell’Alto Medioevo, ante l’anno Mille, probabilmente sulle rovine di un tempio pagano. I resti inglobati, di muratura arcaica, caratterizzano le pareti di entrambe le fiancate esterne, in special modo quella destra per una bella serie di file di conci squadrati di dimensioni raccolte, e abbondanti materiali di spoglio reimpiegati. Aveva anche un abside circolare, il cui arco ancora nettamente si evidenzia sulla parete esterna.
E’ mononavata senza zona presbiteriale, con copertura lignea e campaniletto a vela impostato in facciata. Entrando, sulla destra, si trovano due manufatti in pietra: una graziosa acquasantiera del XVII secolo formata da una colonnina dorica rastremata alle due estremità sostenente un piccolo bacile baccellato, ed un sarcofago o vasca di abluzione di epoca e provenienza incerte.
[ Tratto da “Franco Milani / Parrano. Un castello dell’Umbria ]
Della villa di Fractarum Guidi, compresa nel piviere di Montelungo, si hanno notizie sin dal XII secolo, mentre nel 1300 é accertata l’esistenza di un castello di cui oggi non resta alcuna testimonianza.
Un tempo la campagna di Frattaguida era ricca e popolata, tanto che nel Seicento ben tre mulini erano attivi sul suo territorio .
Fino al 1870, Frattaguida era parte del Comune di Montegiove. Quando questi fu soppresso (1 gennaio 1870) Frattaguida venne aggregata a Montegabbione. Con Regio Decreto legge 11 dicembre 1928, n.2570, Frattaguida dal comune di Montegabbione passò a quello di Parrano.
L’antichissima chiesa parrocchiale di San Cristoforo è segnalata nelle Rationes Decimarum del 1275. Edificata intorno al 1200 circa, crollò nel 1919 ed è tuttora visibile l’ammasso di rovine sotto un folto groviglio di rovi nei pressi dell’ ex casa parrocchiale, ora casa colonica chiamata vocabolo Frattaguida. Nell’elenco delle località citate nel Sinodo del 1649 é nominata come pertinenza della Vicaria di Palazzo Bovarino.
La chiesina rurale della Madonna del Morrocolo (deformazione fonetica di “Madonna del Miracolo”) “dove vi sono alcuni affreschi del Cinquecento fatti forse da buona mano”, come attesta il vescovo di Orvieto Monsignor Giuseppe Ingami verso la fine dell’Ottocento, attualmente funge da parrocchiale ed è dedicata alla Madonna della Neve.
Pagina aggiornata il 25/10/2023